Ode al silenzio (che non c'è a Bxl)

Oltre due mesi di silenzio su questo blog. Da quel 19 marzo in cui presi parte ad un concerto col coro non ci sono state altre occasioni di ascoltare o fare musica. Ammettiamo pure che gli attentati a Bxl abbiano un po' fatto passare la voglia di uscire, aggiungiamo che tra viaggi miei e dell'amica con cui abitualmente vado ai concerti difficilmente siamo state in città nello stesso periodo, però un silenzio così lungo non si spiega. Ho continuato a suonare in chiesa e prossimamente parteciperò ad una rassegna corale, ma nulla degno di nota. Il problema, a mio parere, è che questo paese è dominato dal rumore, dagli stimoli sonori indesiderati, e come conseguenza non si sappia più apprezzare la vera musica o almeno non se ne senta la necessità.

Foto non mia di una stazione sotterranea di tram.
La metro. Musica a tutto volume nelle stazioni sotterranee, nonostante di questi tempi in molti si bombardino gli orecchi con la propria musica preferita grazie alle cuffiette. Pop, rock, tutto va bene, in tutte le lingue. Tranne la musica classica, che si udiva fino a qualche tempo fa la sera tardi, in teoria per dissuadere bande di giovinastri. Me la godevo troppo di ritorno dal coro o da una cena, così mi hanno tolto pure questa. Ora la sera mandano ambient music, ossia non musica ma rumore tonale, che addormenta il cervello. L'arrivo della metro è considerato una salvezza, visto che nell'attesa non si riesce a leggere o ad ascoltare altro. Eppure nemmeno la metro è silenziosa. Non parlo delle persone che chiacchierano in varie lingue o del rumore del treno sui binari. Mi riferisco, invece, a musicisti improvvisati, strimpellatori di turno, che assordano con fisarmoniche stonate o con amplificatori economici. Chiedono l'elemosina ed onestamente verrebbe la tentazione di pagarli per farli smettere.

Foto non mia del nostro campus.
In ufficio. Lavoro all'università, qui ci si aspetta il silenzio. Effettivamente il nostro dipartimento è tranquillo, tranne quando c'é qualche ospite o passa la signora delle pulizie che ascolta la radio o parla al telefono, ma il rumore arriva comunque dall'esterno. Non mi riferisco al traffico sullo stradone sottostante e nemmeno alle numerose sirene di polizia, ambulanze e pompieri, che da qualche tempo a questa parte ci fanno saltare sulla sedia, ma gli eventi sportivi dei bimbi nel campus sottostante, con tanto di musica e discorsi amplificati a livelli da concerto in stadio. Per tacere del mese di feste goliardiche, con studenti ubriachi che urlano e cantano quando uno dovrebbe lavorare.

A casa. Almeno dentro casa uno spera di poter gustare il silenzio. No! Cantieri, veicoli, clacson a gogo, scolaresche, piccioni, aerei in fase di decollo dalle 6 del mattino alle 23, etc. Questo il rumore che viene da fuori. Poi si deve aggiungere il disturbo dei vicini, perché a queste latitudini non sanno cosa sia l'isolamento acustico nelle costruzioni e nemmeno conoscono il rispetto del riposo notturno. Passi per la lavatrice alle 22, la porta di casa a mezzanotte, ma l'attività ginnica (eufemismo) in camera di una giovane coppia focosa alle 2 di notte di giorno di lavoro?

È bastato il soggiorno di una settimana a Vienna per gustare nuovamente il silenzio e per recuperare l'insofferenza cronica al rumore di Bxl. Persino nelle chiese mettono registrazioni di sottofondo. In realtà il silenzio assoluto non esiste e nemmeno Vienna è una città muta, ma basta prendere la metro o andare al mercato per rendersi conto della differenza. Senza una sovrastimolazione dell'udito si presta più attenzione agli annunci vocali prima delle fermate, al suono del treno che parte, etc. Oltre a potersi immergere nella lettura o nella conversazione (non urlata) in un'altra lingua. Sembra che a Bxl ci sia una paura patologica del silenzio, il terrore di essere assordati dal frastuono dei propri pensieri.