Mendelssohns Orgelsolomesse

Il 23 febbraio nella chiesa che ospita una delle comunità italiane della città si è tenuta una cerimonia particolare, intitolata "ridirsi sì", ossia il rinnovo della promessa di matrimonio o di fede fatta negli anni precedenti. La celebrazione era in italiano e francese, con sacerdoti belgi ed italiani. L'animazione musicale è stata curata dal coretto italiano, guidato da Cristina. Per l'occasione abbiamo introdotto cinque momenti di sola musica all'organo ed ho suonato dalla cantoria. L'eccezionalità dell'iniziativa, benché non confrontabile con i concerti o le messe musicali di cui solitamente racconto, mi ha spinto a riportarla anche qui, condividendo una riflessione a posteriori su quanto poco basti per rendere "speciale" una liturgia.

dal giornalino della parrocchia
Tenendo conto dei miei pregressi studi, della mancanza di tempo per esercitarsi, dei miei limiti tecnici  (ossia cosa ero in grado di suonare senza far rivoltare nella tomba l'autore) e del tema della giornata, ho proposto estratti dalle sonate per organo op. 65 di Felix Mendelssohn, in questo ordine:

ingresso: Sonata III, "Con moto maestoso" (ovviamente solo la prima parte, prima del fugato su "Aus tiefer Not";
dopo la predica: Sonata VI, "Andante" (Amen);
offertorio: Sonata I, "Adagio";
comunione: Sonata VI, "Andante sostenuto", prima variazione sul corale "Vater unser in Himmelreich";
finale: ahimè scontato, non dalle sonate, ma bensì una trascrizione più completa possibile della Marcia Nuziale dalle musiche di scena per Sogno di una notte di mezza estate, contentino per le coppie.


L'organo era un piccolo Kerkhoff del 1912, con 2 manuali e pedale, pneumatico, con 8 registri, tutto espressivo. Nonostante le modeste dimensioni, ammetto di aver riscoperto il piacere di suonare musiche di Franck (tra l'altro belga) su questo strumento, mentre con Bach non trovo ancora soddisfazione. Gli amanti della prassi esecutiva inorridirebbero anche a sentire Mendelssohn suonato qui, ma in chiesa ci si adatta a quel che si ha, come hanno fatto i nostri illustri predecessori.

Tornando alla celebrazione, pur se con i miei limiti musicali e se i brani "classici" erano alternati a canti meno tradizionali ed accompagnati dalla chitarra, nel complesso è stato un successo. La partecipazione è stata notevole per una piccola comunità mista come la nostra. Sicuramente musicisti professionisti e stipendiati ed una comunità educata a cantare avrebbero garantito una celebrazione di alta qualità musicale, ma l'impegno e l'entusiasmo del gruppo hanno comunque dato un buon risultato dal punto di vista liturgico. Mi auguro non resti un episodio isolato. Alla fine anche la solista ed i coristi hanno apprezzato l'accompagnamento all'organo dalla cantoria, nonostante fosse distante, in confronto alla statica e monotona tastiera digitale. L'organo a canne si conferma il re degli strumenti anche per la liturgia.


80 violoncelli

Il Conservatorio Reale di Bruxelles/Brussel ha un'attività alquanto frizzante e sa come attirare l'attenzione di giovani e meno giovani senza deludere. Ieri sera ho assistito ad un concerto davvero originale, in onore di un anziano professore. Tutto violoncello, ma non pensate all'integrale delle suite per violoncello solo di Bach. Il programma ha previsto brani di diverse epoche, arrangiamenti, trascrizioni e via dicendo per un ensemble crescente di violoncelli, partendo proprio con Bach per violoncello solo e terminando con una versione di "Tanti auguri a te" suonata da più di 100 violoncelli (gli 80 del titolo forse si riferivano agli anni del professore). Il presentatore non era il classico insegnante di conservatorio che non sa come usare un microfono, ma probabilmente un professionista della scena, che ha introdotto i vari brani con scenette comiche e battute varie.

Il tutto si è svolto nella "sala grande" del Conservatorio, una sorta di piccolo teatro con tre ordini di palchi, loggione e platea ad occupare metà sala e palco con imponente organo di fine secolo (Cavaillé-Coll) nell'altra metà sala. L'acustica nel teatro è sorprendente. Un brano (Cantilena di H. Villa-Lobos) prevedeva una cantante, una parte era a bocca chiusa, si sentivano anche i respiri. Temo che questa acustica, però, non dia il massimo con l'organo a canne, ma non ho ancora avuto modo di ascoltarlo. Magari nemmeno funziona, visto lo stato della sala. Macchie di umidità, quando non proprio veri buchi nel controsoffitto, danno un'idea di precario, trascurato, cadente. Insomma, tutta Bruxelles è un po' così, per questo non mi ci trovo, ma questo è un altro discorso. Il Conservatorio è davvero a corto di denaro e cerca sponsor. Sinceramente avrei pagato volentieri un simbolico prezzo di €5 per il concerto di ieri sera, con 600 spettatori (la capienza massima del teatro, per l'occasione al completo) non si sarebbero arricchiti ma forse qualche riparazione o una mano di bianco ci poteva stare.

buco ed umidità
Un paio di punti negativi nell'organizzazione della serata sono stati i tempi morti tra un brano e l'altro per la sistemazione di sedie e leggii per i nuovi musicisti e l'uso esclusivo del francese, essendo il Conservatorio ufficialmente bilingue (anzi, proprio separata, ma si sa, i Fiamminghi comprendono il francese, il contrario no). Tra le scenette rappresentate dal comico-presentatore, all'inizio ha mimato l'apertura ideale della porta della musica secondo varie nazionalità: francese, americana e belga. Il Belga entra da una porta girevole e senza rendersene conto esce di nuovo. Immagino che questa sia l'idea che i Belgi abbiano di se stessi: un popolo che crea problemi dove non ce ne sono e che li affronta con flemmatica rassegnazione. Mah! Al contrario, secondo me sono dotato di grande autoironia, qualità rara. Il pubblico, attento e silenzioso, ha peccato d'italianità applaudendo tra un tempo e l'altro ma è giustificabile per l'assenza di un programma di sala.

L'iniziativa nel complesso mi è piaciuta molto. Gli strumentisti erano eccellenti, minori sbavature dei più giovani si perdonano facilmente guardando la bontà del risultato generale. Pur non avendo colto le battute e le scenette tra i brani musicali, ho apprezzato l'idea. Non bisogna svecchiare la musica (come tipi come Allevi credono di fare) ma il modo di presentarla! La musica parla da sola. Un concerto serioso risulterà indigesto ai più giovani, abituati ai ritmi frenetici della quotidianità. Il rischio è di cadere nel ridicolo, il presentatore ieri sera c'è andato molto vicino, ma se avessi proposto l'integrale delle suite di Bach per violoncello solo credete che le mie amiche sarebbero venute e soprattutto rimaste fino al termine?