Il meteo e la musica


Eos è una rivista gratuita (per i membri dell’AGU, American Geophysical Union) che aggiorna settimanalmente sui risultati delle ricerche in geofisica, climatologia e scienze planetarie, sui convegni a riguardo e sulle opportunità di lavoro nelle università di tutto il mondo (prevalentemente USA). Interessante, ma cosa c’entra con la musica? Solitamente nulla, ma nel numero del 4 Settembre, nella rubrica GeoFizz (come a dire, bollicine geologiche?) è comparso un articolo con un titolo che potremmo tradurre con “Quale meteo influenza la musica”. L'autrice fa qui un sunto ed un aggiornamento di un lavoro precedente, in cui stima statisticamente quali condizioni meteorologiche sono più frequentemente fonte d’ispirazione nella musica orchestrale occidentale.

Lo studio è stato affrontato in modo scientifico, selezionando brani che contengono riferimenti a situazioni meteorologiche (pioggia, vento, temporale, brezza, etc.) o astronomiche (aurora, tramonto, etc.) nel titolo o in partitura o nelle note apposte da editori e revisori. Manco a dirlo, i vincitori sono Vento (non solo negativo) e Tempesta. Da musicista mi ha fatto sorridere la constatazione che in genere le composizioni che descrivono temporali e simili sono in modo minore mentre quelle su situazioni piacevoli sono in maggiore. Che sorpresa!!! Credo sia una della prime regole che insegnino a composizione: triste=minore, allegro=maggiore, regola che vanta anche numerose eccezioni. Nell'articolo originale menzionano anche gli strumenti usati per riprodurre tali condizioni meteorologiche. A parte la scontata macchina del vento o la lastra del tuono, troverei interessante vedere sullo spartito come sono stati invece usati gli strumenti tradizionali (ad esempio il pizzicato per la pioggia leggera), ma non sarebbe una cosa comprensibile alla maggior parte del pubblico scientifico. Viene citato anche un registro dell’organo con effetto tempesta, che sinceramente non ricordo di aver mai incontrato, a meno che non si faccia riferimento ad alcuni organi italiani dell’Ottocento che avevano strane combinazioni a percussioni chiamate “timballone” etc. A quanto ne so servivano per riprodurre il rullato di cassa finale nelle opere, non per temporali e varie, che in chiesa non avrebbero avuto molto senso. Mah! Tornando all'articolo, i due scienziati, una fisica ed un meteorologo, suggeriscono di continuare studi simili per verificare le eventuali correlazioni tra composizioni e variazioni climatiche.

la neues Gewandhaus a Lipsia
Mi sembra una ricerca curiosa ed interessante, forse più per i musicologi che mancano dell'approccio scientifico talvolta, che non per la comunità dei paleoclimatologi (per tacere di geologi, geofisici o impattologi cui non fregherà assolutamente, tranne nel caso siano pure musicisti). Sinceramente credo, però, che il lavoro in questione possa essere stato alterato da due fattori.
  1. Si considera anche la provenienza geografica dei compositori, prevalentemente nordici (tedeschi ed inglesi la fanno da padroni). Come hanno discusso nell'articolo, ciò ha aumentato la probabilità di descrivere cattive condizioni meteorologiche, ma non è l'unico fattore discriminante. L'aver considerato esclusivamente musica orchestrale ha praticamente escluso di fatto una buona fetta di compositori al di sotto delle Alpi che con questo genere non hanno avuto molto a che fare, soprattutto nell'Ottocento, quando il poema sinfonico descrittivo ha raggiunto l'apice del successo.
  2. Il numero di composizione considerate è molto limitate, ne sono sicuramente state scartate molte, senza contare le numerose rappresentazioni di temporali o simili durante le opere liriche, ignorate, benché strumentali, perché inserite in un contesto non prettamente sinfonico. Bisogna ammettere che in tal caso, però, il risultato non sarebbe cambiato di molto, ma avrebbe avuto solamente una statistica più forte. Quante tragedie italiane in musica hanno il culmine in una notte “buia e tempestosa”? Vedi per esempio Rigoletto, l'inizio del Macbeth, etc.

Ecco i riferimenti bibliografici dei due lavori considerati:
Aplin K.L. 2012. Whether weather affects music. Eos 93 (36): 347-348.
Aplin K.L. and Williams P.D. 2011. Meteorological phenomena in Western classical orchestral music. Weather 66(11):300-306.
Se interessati ad avere gli articoli originali (in inglese) in formato pdf, che temo siano accessibili solamente tramite abbonamento di qualche istituto universitario, mandatemi un messaggio privato. Riflettendoci a posteriori forse questo post sarebbe stato più opportuno su geomusik visto l'argomento, ma ormai parlo di musica quasi esclusivamente qui, quindi è qui che deve stare.

Porte aperte al Musikverein

Ieri, domenica, si è svolto il "Tag der offenen Tür" al celebre Musikverein di Vienna. In pratica, tutte le sale ospitavano eventi per grandi e piccini, gratuitamente ma a numero chiuso, dalle 14 alle 17:30.

Il programma sarebbe lungo, perciò riassumo quello cui ho potuto partecipare: per celebrare i 200 anni della Società degli Amici della Musica un gruppo di ottoni ha eseguito una composizione apposita sui gradini dell'ingresso, nella Grosser Saal (quella del concerto di capodanno) il nuovo organo è stato illustrato dall'organista Istvan Matyas, che poi ha dato una eloquente dimostrazione delle capacità sonore con una trascrizione della Danza Macabra di Saint-Saëns e la (solita) Toccata dalla V Sinfonia di Widor (a tempo di record, adatto all'acustica della sala, bravo!), a seguire un masterclass di canto per dilettanti tenuto dalla brava e simpatica Barbara Bonney, un piacevole intermezzo è stato il Trio in sol maggiore Hob XV: 25 di Haydn con il grande Buchbinder al piano ad accompagnare due giovanissimi talenti al violino ed al violoncello, nella Brahms-saal Christian Zmek e Michael Fischer hanno intrattenuto i bambini con uno divertente spettacolo di danza (tip-tap e non solo) cui è seguito un coinvolgente show di Carole Alston con una serie di noti gospel. Il mercatino dell'usato conteneva preziose collezioni di spartiti usati ma non proprio economici, oltre a ritratti di perfetti sconosciuti, mobilio biedermeier e vari oggetti inutili. Molte iniziative interessanti, come esposizione di strumenti antichi ed altre esibizioni musicali, erano nelle nuovissime piccole sale ricavate nei piani interrati (Metallanern, Gläserner, Steinerner e Hölzerner Saal), che purtroppo non sono riuscita a raggiungere causa sovraffollamento.

Nonostante la bellissima giornata di sole, probabilmente una delle ultime estive concesse alla città, l'iniziativa ha avuto grande seguito. Forse nemmeno gli organizzatori si aspettavano tanto interesse, vista la difficoltà di accesso alle stanze più piccole tramite un'unica scala. L'idea di aprire le porte di un'istituzione simile è già di per sé apprezzabile, l'aver poi organizzato esibizioni ed attività per avvicinare bambini e dilettanti alla musica è stato stupendo! Anche chi con la musica vive quotidianamente non ha avuto modo di annoiarsi. Speriamo non sia stata un'occasione isolata e che pure altri luoghi sacri della musica, come la Staatsoper, prendano l'abitudine di aprire le porte a tutti una volta l'anno, per far godere della buona musica che dentro vi si esegue.