Sul nome B.A.C.H. 2

Qualche tempo fa commentai un film in uscita su J.S. Bach diretto da un regista italiano, Francesco Leprino. Poiché recentemente il regista in persona è intervenuto sul blog ed ho visto alcuni spezzoni del suddetto film, per un totale di circa 30 minuti, sul canale di YouTube del regista stesso, si rende necessario un nuovo post.

Da quanto ho capito il film è diviso per temi generali sulla vita di J.S. Bach (es. la malattia, la moglie, il rapporto con i superiori, etc.), ognuno accompagnata da realizzazioni originali di alcuni contrappunti dall'Arte della Fuga. Le tematiche sono introdotte dalla voce di Bach (l'attore di lingua tedesca Bruno Ganz) o dai suoi familiari e collaboratori, poi seguono interviste e commenti da parte di musicologi e musicisti.

da qui ove c'è una recensione del film
Mi sembra evidente la passione del regista per il grande musicista, ma da quello che ho visto il prodotto è più un documentario che un film per il grande pubblico. Chi è in qualche modo nel settore in genere conosce già queste cose (io non sono una musicologa, ma mi sono letta almeno quattro biografie di Johann Sebastian Bach: Basso, Buscaroli, Schweitzer e Wolff, quest'ultimo incontrato anche di persona). La dietrologia scolastica sulla sua opera, sulla numerologia, sulla parodia, sono ormai cose superate e risapute tra musicologi ed appassionati. Il film, invece, risulta poco avvincente ed attraente per magari un pubblico di scolari e studenti che si avvicina all'opera di Bach, perché approfondisce in dettagli aspetti che un profano della musica fatica a seguire, specialmente se ha 16 anni e pensa che tutta la musica "classica" sia noiosa e per vecchi. Chi, quindi, dovrebbe usufruire di questo dvd? 

Questo sapore documentaristico è dato anche dal vedere un attore che impersona Bach e che come un fantasma vaga nei luoghi ove ha vissuto il vero Bach qualche secolo fa, sentendo la lettura inespressiva di un bravissimo attore che sembra non padroneggiare la nostra lingua (tanto valeva farlo leggere in tedesco in sottofondo e doppiarlo, rendendo la cosa più "verosimile").  L'accompagnamento musicale, nonostante trovi interessante l'idea di usare l'Arte della Fuga, associando la varietà di artifici contrappuntisti con i diversi aspetti della vita del compositore, non mi risulta particolarmente gradevole. Grandi interpreti, geniali re-interpretazioni moderne, ma nonostante non sia un patita della prassi esecutiva, taluni arrangiamenti erano quasi fastidiosi all'ascolto, come una sorta di glassarmonica (strumento che apprezzo in genere) troppo stridula o l'uso delle voci impostate. Unica versione che mi ha veramente incuriosito era con le marimbe suonate nel modo tradizionale e con l'archetto. Effetto interessante. Un aspetto che potrebbe sembrare un'incongruenza è l'associare questi arrangiamenti moderni alle opinioni di Ton Koopman, probabilmente l'unico "musicista attivo" tra gli intervistati negli spezzoni su YouTube, l'unico sottotitolato, l'unico non italiano. Koopman rappresenta il fronte estremo della prassi esecutiva, sarei curiosa di sentire cosa pensa delle versioni moderne dell'Arte della Fuga. Strano anche sentire solo la sua campana e non anche chi, invece, è per eseguire Bach con strumenti moderni, se non all'avanguardia, come si sente di sottofondo.

da qui
Mi dispiace, ma non ho cambiato la mia opinione, pure essendo un lodevole prodotto, non sentivo la necessità di questo documentario. Potrò risultare bigotta, ma credo che un tedesco protestante, che ha studiato Kirchenmusik e che ha cinque secoli di tradizione alle spalle, possa più facilmente interpretare correttamente le intenzioni bachiane, senza avere il bisogno di annose speculazioni filosofiche a posteriori. Per quanto possiamo essere appassionati, studiare e fare ricerche, la mentalità storica che viene trasmessa con il latte materno non si può ricostruire.



In conclusione un appunto per il regista sul significato di un blog. Aver parlato per ben due post del suo film è pubblicità gratuita, i miei 4 lettori di numero potrebbero essere incuriositi dai miei commenti, che restano soggettivi e che verranno valutati con sano spirito critico dai miei pochi seguitori. Il fatto che abbia trovato il primo post, forse dopo una ricerca casuale su google, mi fa sospettare che pochi siti importanti abbiano trattato l'argomento. Questo è un peccato! Purtroppo in Italia tolta Radio3 chi si occupa seriamente di Musica? In ogni caso un blog è un diario in cui una persona esprime un proprio parere, non è una testata giornalistica che deve diffondere notizie (che purtroppo non sempre poi risultano vere o non manipolate o filtrate da colori politici) ed io, che nella vita non faccio la musicologa o la critica musicale o cinematografica ma la ricercatrice in campo scientifico con un diploma in conservatorio ed un grande amore per Bach, non posso certo mettermi allo stesso piano di un Quirino Principe o di un Alberto Basso, consigliando ed educando chi non ha dedicato la propria vita a questa passione. Tutto ciò per dire che in realtà il mio interesse per questo film dovrebbe far piacere al regista piuttosto che contrariarlo per le mie considerazioni non entusiastiche, se leggesse anche gli altri post vedrebbe che con celebri musicisti sono stata anche molto più dura, sempre criticando, però, quella precisa occasione o lavoro e non l'intera produzione di una persona che comunque stimo per il lavoro e la ricerca fatti. Mi ha fatto piacere sapere che ha diretto anche una pellicola su Domenico Scarlatti, spero di vederne uscire altri, magari più film e meno documentari.

Prassi esecutiva ed interpretazione

Recentemente un caro amico e collega di conservatorio ha aperto un blog per discutere di filologia ed avviare i suoi coristi al valore della prassi esecutiva. Si serve di video a confronto, disponibili su YouTube, per suscitare la discussione e per destare la sensibilità dei lettori. Farò anch'io altrettanto, proponendovi l'ascolto (non tramite link, purtroppo, almeno per il momento) di due interpretazioni della Passacaglia BWV 582 udite qualche anno fa:
1. Andrea Marcon all'organo Zanin del Collegio Mazza di Padova, ricostruito secondo i canoni del Barocco (link ad altra versione),
2. Francesco Finotti all'organo Tamburini/Bonato di San Lorenzo, Abano Terme (PD), da lui riprogettato.
Andrea Marcon e Francesco Finotti
Sono due esecuzioni in tempi moderni, ma molto diverse. Entrambe, però, sono frutto di un percorso, alla ricerca della versione originale l'una, frutto di 40 anni di introspezione l'altra, riportata su uno strumento "falso-storico" e re-interpretata per uno strumento moderno l'altra. Percorsi molto diversi, sempre articolati e supportati da fonti e ragionamenti. Nulla è semplicemente affidato al caso o alla "tradizione". Per questo meritano entrambe rispetto e non tollero che i sostenitori dell'una o dell'altra se la prendano con la fazione opposta non condividendo le idee altrui e dicendo che l'una è più "giusta" dell'altra.

A mio parere, ribadendo che è la mia opinione, tentare di riproporre la versione originale di Bach (e qui non apro il capitolo discussione su quale fosse perché ne ho parlato alla nausea con amici, insegnanti e colleghi) ha senso solamente a scopo educativo, in un conservatorio o università, ma in un concerto, specialmente se per profani, potrebbe essere molto più sensato proporre una propria interpretazione di un brano, in pratica servirsi delle note di un compositore di secoli fa per comunicare qualcosa al pubblico di oggi. Il messaggio trasmesso contiene in parte l'originale intenzione del compositore ed in parte la personale versione dell'esecutore. Come un pezzo di teatro o un'opera. Ci si scandalizza tanto per certe esecuzioni del repertorio barocco e poi si va a vedere una versione modernizzata del Messiah di Händel, per esempio. Non è una contraddizione?